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Tipo di evento: Archivio Eventi | ||||
BRILLANTI MUSICHE Venerdì 19 ottobre alle ore 21,15, presso il Museo Diocesano San Giovanni, si terrà il primo concerto della rassegna “ASTI IN CONCERTO 2018-2019”. REGIO SEPTET Ludwig van Beethoven (1770-1827) Gioachino Rossini (1792-1868) «Io scrivo cose innovative e questi mi chiedono solo il Settimino!» Non esiste frase migliore per rilevare il fastidio che indusse Beethoven a rinnegare la clamorosa popolarità della sua più famosa opera giovanile. Quel Settimino in mi bemolle maggiore op. 20 per clarinetto, corno, fagotto e archi – dedicato a Maria Teresa d’Austria ed eseguito per la prima volta il 2 aprile 1800 all’Hofburgertheater di Vienna, insieme alla Prima Sinfonia – aveva conosciuto un tale successo di pubblico e di "cassetta" (eccezionale la diffusione editoriale già all’epoca) da riuscire persino insopportabile al suo creatore. Capolavoro di cesello cameristico dei suoi trent’anni, il Settimino incontrò facilmente il gusto dell’epoca per diverse ragioni: il tono da divertissement spontaneo e disimpegnato, l’andamento concertante in sei tempi, l’atmosfera settecentesca e tutta mozartiana comune a tante serenate del periodo classico, la facilità melodica, la freschezza del fraseggio così vicina alla musicalità dell’opera buffa. Una pagina di musica decorativa, insomma, composta per il semplice piacere di "far musica" e rivolta agli amatori dei circoli più esclusivi della capitale imperiale, che nasceva dalle felici condizioni di spirito del giovane compositore, non ancora cristallizzato nel mito dell’artista misantropo e collerico tutto genio e sregolatezza. Attratto dalle combinazioni armoniche meno “nobili” (rispetto agli archi) dei fiati, Beethoven infuse al suo Settimino un taglio volutamente “ancien régime”. L’introduzione lenta, affidata al dialogo tra violino e clarinetto, prepara l’irruzione di un Allegro con brio in cui il violino svolge un tema brillante ripreso dagli altri strumenti. Nel successivo Adagio il clarinetto introduce morbide linee melodiche, riprese da violino e fagotto, che proseguono con la contrapposizione di archi e fiati e l’emergere di vari assoli. Il Minuetto, famosissimo, il cui tema era già stato usato nel secondo tempo della Sonata per pianoforte op. 49 n. 2, è invece aggraziato alla maniera del Settecento, mentre il quarto movimento ospita quattro variazioni che esaltano la qualità timbrica degli strumenti, singolarmente o a gruppi. Aperto dal corno, lo Scherzo procede con brioso ritmo di danza, esponendo incastonata al centro la melodia di valzer del violoncello. Il Finale si apre su una severa marcia funebre che accentua il contrasto col Presto, percorso dall’incessante rincorsa fra i due temi principali e dalla cadenza solistica conclusiva del violino. Si può ricostruire solo per frammenti, diversamente da Beethoven, la personalità di Gioachino Rossini negli anni del massimo fervore creativo – e spesso gli episodi dal lui stesso riferiti di opere composte in quindici giorni e di impresari disperati che lo chiudono sotto chiave per costringerlo a comporre appartengono a un’aneddotica che non corrisponde sempre alla verità. In ogni caso, a soli 24 anni, il Pesarese vantava già un ricco repertorio operistico serio e la direzione musicale del Teatro di San Carlo e del Fondo. L’impegno napoletano non gli impedì comunque di comporre per i teatri romani due capolavori del genere buffo come La Cenerentola (1817) e appunto Il barbiere di Siviglia (1816). Tanta operosità si spiega anche con l’abitudine, resa necessaria dalle scadenze di cartellone, a riutilizzare melodie se non interi brani, adattandoli alle situazioni drammatiche dei nuovi libretti o riciclandoli da un’opera all’altra. Così, l’ouverture del Barbiere, che l’usanza imponeva quale riempitivo senza alcuna aderenza all’opera (consentiva di accomodarsi in sala prima dell’alzata di sipario), fu concepita inizialmente per i drammi seri L’Aureliano in Palmira (1813) ed Elisabetta, regina d’Inghilterra (1815). La sinfonia non sembra però risentirne: all’incipit segue un Allegro svolto su due temi, ritmico il primo (soli archi), cantabile il secondo (legni e archi), coronato dall’immancabile crescendo e dalle rituali aperture solistiche (clarinetto e fagotto). Il tutto con l’eleganza, la leggerezza e la grandiosità strumentale che Rossini farà rivivere nei frenetici concertati, in cui ciascuno parla per sé e nessuno capisce niente. Valentina Crosetto Ingresso: Intero € 15 – Ridotto € 10 |
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Luogo : Spazio San Giovanni, via Natta 36, Asti Contatto : Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. |