Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare l'esperienza di navigazione. Se vuoi saperne di più sull’utilizzo dei cookie nel sito e leggere come disabilitarne l’uso, leggi la nostra informativa estesa.

Continuando la navigazione o chiudendo questo banner acconsenti all’utilizzo dei cookie.

Baldino da Surso - Coro del Duomo di Asti Cripta della chiesa di San Giovanni

Baldino di Surso (Pavia, ? - 1478)
Coro del Duomo di Asti, 1477

Legno intagliato e scolpito


L’arredo venne realizzato nel 1477 per il Duomo di Asti. Una piantina condotta nel 1769 sulla base di un disegno di proprietà del Capitolo ed oggi conservata alla Biblioteca Civica Adriani di Cherasco, ne mostra l’aspetto nel XVIII secolo. All’epoca, l’insieme si presentava come un complesso ben più imponente di quanto possiamo vedere oggi, con due ordini di sedili, quello superiore e quello inferiore, rispettivamente composti di 36 e 26 seggi. La struttura attuale contiene solamente 21 stalli completi originali e 7 dossali scolpiti, privi di sedili (dal computo sono ovviamente escluse le parti integrate in sede di restauro)Coro ligneo di Baldino da Surso. Stando alle descrizioni della piantina settecentesca e di una Visita Pastorale del 1597, l’arredo era collocato nel presbiterio del Duomo astigiano.

Già nel 1767, il Capitolo del Duomo aveva decretato la realizzazione di un nuovo coro e la conseguente rimozione del precedente che venne trasferito nella chiesa di San Giovanni. Nel 1866, l’opera subì un restauro particolarmente aggressivo che comportò l’eliminazione del decoro a tarsia che la percorreva integralmente. Nel 1939, poi, l’intera struttura lignea venne smontata per essere rimontata a Torino, a Palazzo Madama, in occasione della grande mostra su Gotico e Rinascimento in Piemonte curata da Vittorio Viale.

Il coro fece successivamente ritorno in San Giovanni per passare, all’inizio degli anni Cinquanta del Novecento, alla Pinacoteca Civica di Asti dove è rimasto sino all’attuale, definitivo, rientro a San Giovanni. L’arredo presenta una teoria di santi intagliati sui dossali, al disopra dei seggi. Secondo la piantina del 1769 i loro nomi corrisponderebbero a quelli delle prebende assegnate ai canonici del Duomo astigiano.
Conosciamo il nome dell’artefice dell’arredo perché ci restano la data e la firma da lui apposte all’interno di un’iscrizione in latino situata su una delle fiancate della struttura: si tratta di Baldino di Surso, uno scultore pavese, di cultura tardogotica, la cui attività è documentata tra il 1449 e il 1478. Aveva ereditato dal padre Urbanino una bottega molto ben avviata e produttiva, in grado di operare in gran parte dell’Italia settentrionale.
museo diocesano coro ligneo particolare
A Baldino si devono l’intera struttura portante del coro e alcune delle figure di santi intagliate sui dossali.
Si tratta di personaggi condotti con una maniera morbida e fluida, retaggio della grande tradizione del tardo gotico lombardo (si veda ad esempio, la figura del san Luca). Lo scultore non lavorò però da solo: alcune delle figure ritratte presentano un intaglio più duro e deciso che manifesta l’intervento di un atelier di cultura nordica e più precisamente svizzero-tedesca.

Accanto al coro è esposto un dossale con la raffigurazione di San Rocco, rimontato in una struttura in parte non originale. Citato nel catalogo della mostra torinese del 1939 come parte dell’arredo, il pannello era già andato perduto al momento del trasferimento del coro nella Pinacoteca Civica di Asti. Fino ad oggi se ne conosceva solo una foto pubblicata negli anni Sessanta del Novecento, ma non l’esatta ubicazione.

Il dossale è fortunatamente ricomparso di recente sul mercato antiquariale torinese ed è stato prontamente acquistato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti che gli ha così permesso di ritrovare l’originario collegamento con la struttura di appartenenza. La scelta è stata comunque quella di non eliminare le parti non originali (il seggio sottostante e la volta con il relativo motivo decorativo) al fine di mantenere in vita il ricordo delle vicissitudini subite dal frammento e di rievocare quindi, indirettamente, i numerosi cambiamenti apportati al coro nel corso del tempo.