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Baldino da Surso - Coro del Duomo di Asti Cripta della chiesa di San Giovanni

Spazio San Giovanni

Lo Spazio San Giovanni è il primo spazio museale, nell’ambito del costruendo Museo Diocesano, aperto al pubblico. Attualmente gli spazi a disposizione, pari a circa 700 mq., comprendono l’aula dell’ex chiesa di San Giovanni e la cripta sottostante dell’VIII sec. collegata all’aula attraverso la navata sud ipogea.
Spazio San GiovanniConsistenti ragioni storiche inducono ad affermare che la chiesa di San Giovanni sia stata la prima Cattedrale di Asti e pertanto le strutture primitive della più antica chiesa cattedrale dovrebbero essere nascoste sotto l’attuale San Giovanni. In effetti i muri perimetrali di questa grande chiesa – un tempo a tre navate sostenute da colonne di marmo (se ne è trovata una all’interno della muratura) – messi in luce con recenti scavi archeologici, risalgono al VI secolo, quando la Chiesa di Asti, consolidatasi fortemente, volle ricostruirsi una più adeguata e prestigiosa cattedrale. Successivamente al terzo concilio ecumenico di Efeso (341), in cui si affermò la tesi di Maria Madre di Dio, nel popolo cristiano presero sempre più consistenza e sviluppo la devozione e il culto pubblico alla Madonna.

Fu allora che in Asti, accanto alla cattedrale dedicata a San Giovanni sorse una chiesa dedicata a Santa Maria. I canonici continuarono a funzionare abitualmente la chiesa dedicata a San Giovanni, mentre il vescovo iniziò a celebrare nella chiesa dedicata a Santa Maria, per cui veniva chiamata Santa Maria Maggiore o de Dom.
Nell’VIII secolo fu aggiunta una cripta con colonne di reimpiego e capitelli sia romani che dell’epocaCripta della chiesa di San Giovanni. Per la presenza di questi reperti romani e dei resti di una domus del I secolo d.C. al cui interno sono state ritrovate parti di pavimentazione a mosaico, il nostro Museo Diocesano è stato inserito nel Percorso Romano della Città di Asti.
Nel IX secolo la cattedrale di San Giovanni fu ricostruita a tre navate usando al posto delle colonne dei robusti pilastri con archi leggermente a ferro di cavallo. Il tetto era a capriate a vista e, al fine di illuminare la navata centrale dall’alto, furono realizzate undici finestrelle per lato. La chiesa fu probabilmente distrutta durante l’incendio del 1070, quando tutta la città fu messa a ferro e fuoco ad opera della contessa Adelaide di Susa. Questa tesi è avvalorata da uno strato di carbonella evidenziato dagli scavi archeologici.

L’intervento più traumatico il San Giovanni l’ebbe circa alla metà del XV secolo, quando l’arcidiacono Giacomo De Gentis intraprese lavori di notevole importanza. Probabilmente per facilitare l’accesso alla chiesa il De Gentis fece abbattere l’abside e parte della cripta dell’VIII secolo e costruire l’attuale facciata con ingresso a est chiudendo l’originaria orientata a ovest. La navata nord della chiesa (insistente sull’attuale via Natta) era crollata già nel XIII secolo, mentre la navata sud fu adibita come abitazione dei canonici e poi abbattuta nel XVIII secolo. La superstite navata centrale del San Giovanni fu coperta con volte a crociera e decorata poi alla metà del XIX secolo.

Quanto rimase della cattedrale di San Giovanni negli ultimi secoli fu adibito a chiesa parrocchiale e poi a teatrino.
L’intervento restaurativo ha liberato le pareti esterne da ogni intonaco non storico mettendo in evidenza ogni particolare architettonico della costruzione del IX secolo. All’interno le pareti medievali hanno avuto il medesimo intervento, lasciando intonacata e a vista la struttura quattrocentesca voluta dal De Gentis.